Molte novità per questa edizione del Festival di Sanremo.
Finalmente, dopo il
tentativo dell’anno precedente, lo presenta, Fabio Fazio e porterà molte novità.
Primo, già sono particolari gli altri presentatori con lui: la bellissima
francese, ultimo grido di modella, Laetitia Casta e il premio Nobel del 1972,
direttamente dagli Stati Uniti, dove era in esilio da molti anni, Renato
Dulbecco; il professore sapeva pochissimo di musica leggera e veniva per
presentare il “progetto Genoma”, sugli studi gentici. Si dimostrerà una persona
modesta ma anche abbastanza ironica, alla fine ballerà addirittura con la Casta
(si parlerà addirittura di una sua vecchia relazione con l’altro premio Nobel,
sua compagna universitaria, Rita Levi Montalcini).
La bellissima Laetitia, con in il suo italiano sgangherato, tipico delle
bellezze straniere, storpierà molte parole (riuscendo pure a trasformare
“Festival” in “Festivalo”) o cantare “Volare” e “Il ragazzo della via Gluck”,
con stonamenti continui ma ben voluti da tutti. Si innervosirà solamente, quando
verranno delle sue vecchie foto nude su “Panorama”.
Fabio Fazio avrà il suo solito ruolo di “quelli che il calcio”, cioè il bravo
ragazzo. Come sempre “Striscia la Notizia”, tenterà di rompere le uova nel
paniere. Un intervista a Fazio, poi doppiata da Greggio, falsa, che tenderà a
smontare il personaggio da “bravo ragazzo” e la telenovela “lo scopone
scientifico”, cioè una love-story tra Dulbecco e l’altra scienziata, Margherita
Hack. La situazione più divertente sarà però il grandioso sosia di Massimo
D’Alema, Albert Colajanni, che imbroglia Soldini (il velista) e anche Dulbecco
ma non Gorbaciov.
Le novità però sono ancora altre. Prima di tutto, per una grandiosa idea di
Fazio, verranno aumentati i presentatori delle canzoni, nel senso che Fazio
obbligherà tanti personaggi (famosi e non) a presentare gli artisti in gara. Si
passa dai più famosi (gli Astronauti che arrivarono sulla luna, Amstrong e
Aldrin; il calciatore Roberto Mancini; l’albitro Collina; lo sciatore Gustav
Thoeni; il direttore della zecca dello stato, Nicola Ielpo; Lamberto Sposini,
mezzo busto del Tg5; Roger Moore, Don Lurio e la ballerina, Carla Fracci) ai
meno famosi (un ex postina; una casalinga; una maestra e un avvocato). Le
presenze incredibili saranno però: il fratello di Bill Clinton, Roger Clinton e
addirittura l’ex-presidente, uomo storico, dell’URSS, Michail Gorbaciov con la
moglie Raissa (che purtroppo morirà poco dopo il Festival). Lui lancerà un
monito contro i politici troppo politicanti e lei ricorderà come lei e Gorbaciov
(lo chiama sempre così) si siano conosciuti ascoltando musica, soprattutto
valzer.
Un’altra novità grossa sarà la “giuria di qualità”, presieduta questa volta
da Ennio Morricone, che sarà definitiva, poiché darà gli ultimi voti ai
cantanti, rischiando di ribaltare i voti delle giurie popolari (come poi
accadrà).
Per la prima volta inoltre, dopo il divieto dell’anno precedente, si
esibiscono i super-ospiti italiani: Ivano Fossati, che farà infuriare la destra
italiana per una canzone che (usando le parole di San Paolo) difende
l’immigrazione; Riccardo Cocciante (che promuoverà il suo nuovo successo
teatrale, “il gobbo di Notredame”), Franco Battiato, che il giorno dopo
criticherà ampiamente la manifestazione ed infine Gianni Morandi, che infondo
non apprezzerà troppo l’onore avuto e tornerà l’anno dopo come cantante in gara.
Infine ritorna la classifica unica e vengono ripristinati i due gironi, Big e
Nuove Proposte, senza alcun passaggio da uno all’altro. Gli ospiti saranno come
sempre mirati: la sempreverde Cher, la bella Mariah Carey (di cui si sussurra un
fidanzamento con l’ex-promessa Luis Miguel), Alanis Morisette, i Rem e Ricky
Martin.
Il Dopofestival, vedrà l’intera “squadra” di “mai dire goal”, in azione:
Orietta Berti come presentatrice, che nell’ultima puntata si toglierà le scarpe
in Eurovisione, poiché preferisce non fare ruzzoloni; Paolo Brosio,
l’uomo-fumetto, che si sguinzaglierà per Sanremo alla caccia di una fantomatica
di Orietta Berti con gli abiti firmati Gattinoni; Paolo Aleotti e Anna
Marchesini, in varie vesti tra cui quell’irresistibile di Rita Levi Montalcini.
Grandioso sarà però Teo Teocoli che imiterà: il sindaco di Milano Albertini, in
mutande (facendo la parodia di una sfilata veramente accaduta; il Commissario
Tecnico della nazionale di calcio, Cesare Maldini e l’irresistibile, per la sua
risata, critica televisiva Vinciguerra.
Insomma un Sanremo che, più che mai, metterà un po’ in un angolo le canzoni
in gara, che per altro quest’anno sono molto belle.
Dopo due anni di vittorie di persone-carneadi, questa volta vince la
tradizione, anche se di certo con classe.
La vincitrice è Anna Oxa, con un pezzo molto bello dove si valorizza la sua
voce, “Senza pietà”. La cantante indossa un incredibile tanga e ha la pelle
lucida, come se avesse messo l’olio, diranno i maligni. Dedica la sua vittoria
ai suoi figli e dice di non esserla aspettata, a tal punto che poco prima era
con le scarpe da ginnastica. In effetti la sua vittoria è improvvisa per tutti,
anche la “giuria di qualità”, solo Enrico Brazzi, uno scrittore, all’ultima
serata da a tutti zero eccetto che ad Anna Oxa e scombina tutto (il voto della
“giuria di qualità” vale di più ovviamente).
La vincitrice, per tutti, poi seconda classificata, doveva essere la
vincitrice morale dell’anno prima, Antonella Ruggero. L’ex-voce dei Matia Bazar,
tornava con la sua solita tranquillità olimpica a cantare “Non ti dimentico”. Il
pezzo era molto bello ma non certo come “Amore lontanissimo”, pur avendo un
bellissimo assolo di corno francese. Era dedicato ad Aldo Stellita, ex
componente dei Matia Bazar, morto di tumore.
Il terzo posto è infine, dopo tante prove, di Mariella Nava. Mariella porta
una canzone magari non impegnatissima come le altre (forse per questo ha
ricevuto un piazzamento),”Così è la vita”, scritta in una notte insonne.
Quest’edizione (come le altre in avanti), tenta di portare i giovani Big e i
cantanti esplosi a Sanremo, ancora in gara, nonostante molti si siano rifiutati
di parteciparvi ancora.
Questa è la volta di due artisti esorditi nel 1995: Massimo Di Cataldo e
Gianluca Grignani. Massimo Di Cataldo era tornato anche nel 1996 ed aveva un
successo clamoroso. Torna con un diverso look (i capelli lisci invece che ricci)
e una canzone creata apposta per le sue fan adolescenti, dal testo molto leggero
e dalla musica frivola, “Come sei bella”. Purtroppo, per Di Cataldo, questo è il
“canto del cigno”, arriverà ultimo e non avrà più il successo di prima. Gianluca
Grignani, al contrario, porta una bella canzone, “Il giorno perfetto” e,
nonostante arrivi penultimo, avrà poi un gran successo.
Inoltre ci sono anche dei debutti tra i Big: Daniele Silvestri (dopo una
buon’apparizione alle “Nuove Proposte” del 1995, “L’uomo col megafono”), porta
una canzone “impegnata”, “Aria”, dove il protagonista è un morto (!) che viene
portato via da una prigione invalicabile e descrive la situazione
dell’ergastolano. La canzone ebbe forte contestazione dalla Destra, che la vide
come un chiaro attacco politico (l’abolizione dell’ergastolo è un’idea di
sinistra e Silvestri è dichiaratamente di sinistra). Dopo una bocciatura
clamorosa, torna anche un bravo autore, Gatto Panceri, che però non funziona con
la sua “Dove dov’è”.
Questo Sanremo poi vede dei grandi ritorni: la grande Ornella Vanoni, che
canta col napoletanissimo Enzo Gragnaniello, “Alberi”. Ornella mancava dal 1989
(dopo un tentativo bocciato perché non inedito, nel 1996) e porta questa bella
canzone, che è un misto tra una voce milanese e una voce napoletana, anche se
lei sosterrà sempre che è solo ospite nel brano di Gragnaniello. Ritorna anche,
dopo una comparsata nel 1987, Nada. La cantante toscana è sempre nel suo periodo
“serio” e porta un brano abbastanza pesante, con forti sensi erotici, “Guardami
negli occhi”. Adriano Celentano la apprezzerà e la metterà tra i ringraziamenti
del suo album.
Un ritorno anche per gli Stadio. Il gruppo portava sempre bellissimi pezzi
(1984-1986) ma sempre all’ultimo posto della classifica. Questa volta si rifanno
con un bellissimo brano, scritto anche da Vasco Rossi (difatti si nota il suo
timbro), “Lo zaino”. Ritorna anche Nino D’Angelo. L’idolo dei giovani
napoletani, ormai cresciuto e senza il “casco d’oro”, era già apparso al
Dopofestival dell’anno prima e torna quest’anno dopo una “comparsata” nel 1986.
Galvanizzato dal premio” David di Donatello”, dice di essere arrivato al culmine
della carriera e pensa con orgoglio a quando era un nullatenente; così nasce la
bella “Senza giacca e cravatta”, accompagnato da un coro di formose donne.
Un ritorno piuttosto clamoroso sarà quello di Eugenio Finardi. Il cantautore
si esibirà con un cappellino di tipo Marxista (che dirà di aver messo per caso
anche se sono risapute le sue idee politiche) e porterà un brano particolare,
che di certo contrasta col brano impegnato che portò alla sua prima e ultima
apparizione all’Ariston (“Vorrei vegliarti”, 1985). Il suo brano infatti
descrive un platonico innamoramento per Lara Croft, l’eroina della Play-Station
(la canzone sembra gli sia stata ispirata mentre giocava con suo figlio).
Molto bella è anche la canzone di Marina Rei, che torna con un pezzo
particolare e molto elettronico, “Un inverno da baciare”. Infine si nota il
ritorno di Al Bano, con un’altra canzone molto bella, che sviluppa la sua
potente voce, “Ancora in volo” (anche se molto lontana da “E’ la mia vita”).
Questa apparizione per Al Bano è molto importante. Per la prima volta torna col
suo cognome, Carrisi, in onore di suo padre come dice lui. In verità la canzone
descrive il suo amore, ormai finito, con Romina Power. Poco dopo il Festival si
divorzieranno. La causa si dice sia stata la scomparsa di Ylenia e quindi il
grande dolore che ha ricevuto la coppia. Finisce così un favole e si rompe una
coppia, che infondo, ha dato tanto anche al Festival di Sanremo, seppur anche
con polemiche.
Anche il girone delle “Nuove Proposte”, ha sicuramente delle belle canzoni,
anche se, come sempre pochi emergono. Partecipano, per la prima volta, molti
artisti già sulla cresta dell’onda ma senza una consacrazione, che cercano qui a
Sanremo.
Il vincitore è proprio uno di questi. Alex Britti è già famoso per essere un
chitarrista molto bravo ma anche un cantante di canzoni abbastanza leggere (una
di queste era stato il tormentone dell’estate 1998). Vince con “Oggi sono io”,
un bel brano. Curioso il fatto che Alex si dica idolo di molti chitarristi blues
ma poi scrive una canzone il cui testo è abbastanza individualista. La vittoria
lo aiuterà sicuramente a mantenersi sulla cresta dell’onda.
Un’altra cantante da consacrare è Leda Battisti, che sembra essere una
lontana cugina del grande Lucio (essendo nata nello stesso paese, Poggio Bustone).
Ha una voce molto particolare e anche una bellezza molto mediterranea e scrive
canzoni di quel genere. Il suo è un bellissimo pezzo, “Un fiume in piena”.
Il terzo cantante è il baffuto Max Gazzè. Famoso bassista, si presenta a
Sanremo col figlioletto di 7 mesi. La sua canzone è molto sul suo stile,
abbastanza ironico e surreale, con la sua voce particolare: “Una musica può
fare”, che avrà molto successo. Un altro cantante, già “famoso”, è Daniele Groff,
la cui voce non passa certamente inosservata, anche lui aveva già sfornato un
Hit e ci riprova con “Adesso”,una bella canzone.
Delle “Nuove Proposte”, solo un altro gruppo (questa volta esordiente
dall’Accademia di Sanremo), i Quintorigo, avrà un successo dopo. Il gruppo è
originale, poiché suona musica leggera con strumenti classici ed inoltre le
canzoni sono spesso “diverse”, così come la particolarissima voce del cantante,
fatta da vocalizzi. Cantano “Rospo” e avranno successo ma solo d’èlite, poiché
il loro stile non è certo popolare. Per il resto tanti giovani sono bravi ma
spariscono nell’anonimato: Filippa Giordano (“Un giorno in più”, con una
bellissima voce; Arianna (“C’è che ti amo”), una cantante melodica, già famosa
per aver interpretato la colonna sonora di un film della Disney; Allegra (che si
vedrà cadere una spallina durante l’esibizione e la terrà attaccata per tutta la
canzone) con “Puoi fidarti di me” e Irene La Medica (“Quando lei non c’è”, con
una voce di stampo jazz e una bella canzone, che avrà però un breve successo.
Si vedono anche diversi stili musicali, purtroppo sempre senza seguito: la
musica elettronica dei Soerba (“Noi non ci capiamo”) sponsorizzati niente meno
che da Battiato; il rap di Elena Cataneo (“Nessuno può fermare questo tempo”) e
la ricerca di nuovi suoni (il nome del gruppo, preso da una famoso esploratore,
è già tutto un programma) dei Dottor Linvingstone (“Al centro del mondo”).