Il Festival comincia con uno scandalo, la magistratura spedisce un avviso di
garanzia ad Adriano Aragozzini, per alcune tangenti durante i Sanremo del 1989 e
1990, tangentopoli arriva anche a Sanremo.
Questa volta il Festival lo conduce
un trio: Adriano Aragozzini, Carlo Bixio (che non avrà buoni rapporti con
Aragozzini) e il figlio d’arte Marco Ravera.
Grosse novità nell’organizzazione: vengono tolti gli stranieri dalla gara (e
pochi e famosi rimarranno come ospiti) e, dopo il 1973, vengono riabilitate le
eliminazioni tra i Big, partendo in 24 arriveranno in 15 e quindi è più
difficile poiché in una sera bisogna dare il meglio di se stessi.
A presentare è richiamato il bravo Pippo Baudo, contornato da 4 “vallette”:
Alba Parietti, la stizzosa; Brigitte Nielsen, la nordica con le forme grosse e
Milly Carlucci (dopo le due esperienze della sorella Gabriella) che rappresenta
la tranquillità.
Non ci saranno per questa volta gaffes ed inizierà quella che è stata detta
“la dittatura” di Baudo, che terrà la presentazione del Festival (e più avanti
sarà addirittura il patron) per 4 anni consecutivi e sarà fermato solo da una
malattia alle corde vocali.
Gli ospiti, come si è detto, sono pochi ma grandi: Annie Lennox, ex
componente degli Eurythmics, che riappare dopo 3 anni di silenzio con una voce
più lacerata nella sua canzone; Natalie Cole, la figlia del grande scomparso Nat
“king” Cole, che duetta con lui con un sistema di computer e il rapper Hammer,
che è a Sanremo con 50 persone a seguito.
Si tende a vociferare sempre il vincitore: Mario Appignani, detto “cavallo
pazzo”, entra di sorpresa sul palco in prima serata, dicendo che vincerà Fausto
Leali ed è tutto deciso… bloccato da Baudo, l’uomo passerà la sera in galera,
purtroppo ora non è più tra noi e anche Gianni Ippoliti (promotore di una
novità, il “dopo festival”, che si svolge sempre subito dopo il Festival) dice
che vincerà Mia Martini; alla fine tutti si sbaglieranno.
Tra i Big c’è anche Jo Squillo, ritornata con “Me gusta el movimento” ma si
scopre che la sua canzone è già stata accennata e quindi è eliminata (Piero
Chiambretti dice che chiederà una grazia al presidente Cossiga, per la povera
ragazza!). Al suo posto viene chiamato Pupo, che porta un mazzo di fiori a Jo
Squillo ma lei arrabbiata glielo tira dietro.
Vince la canzone più classica per Sanremo ma non certo la favorita in
partenza. Luca Barbarossa, dopo tanti testi impegnati, porta un testo dedicato a
sua mamma (anche se all’inizio lui sosterrà che è una mamma in generale), dove è
visto il figlio che vuole passare una serata con sua mamma e la porta fuori in
discoteca per farla sentire giovane come un tempo. Dal 1954, a Sanremo, ritorna
a trionfare una canzone sulla mamma, anche se ovviamente in chiave moderna.
Al secondo posto, si piazza quella che era la favorita della vigilia, ossia
Mia Martini, che porta una canzone non delle migliori, un po’ femminista, “Gli
uomini non cambiano” ma sempre con la sua bellissima voce.
Terzo infine la “Nuova Proposta” dell’anno precedente, Paolo Vallesi, che
ritorna con una bella canzone,”La forza della vita”; per lui la carriera non
sarà sempre rose e fiori…
Il meccanismo della eliminazione, ha dei nomi che escono: i Ricchi e Poveri,
che continuano il loro periodo “serio”, con una bella “Così lontani”, che però
forse è eliminata per il nome dei Ricchi e Poveri; ritenta anche Scialpi, in un
ennesimo rilancio con la bruttina “E’ una nanna” ma la sua stella tramonterà da
questo momento; ritorna anche un vecchio Big (mai esploso del tutto per la
troppa somiglianza vocale con Morandi), Paolo Mengoli, con “Ti darò” ma non
piace e rimane più conosciuto perché è portiere della Nazionale Cantanti;
ritorna anche Mino Reitano, anche lui bocciato, che però porta una “tipica di
Reitano”,” Ma ti sei chiesto mai”, che è forse un po’ passata per i gusti di
adesso ed infine ci ritentano anche la Formula 3, ma la loro canzone, “Un
frammento rosa”, è forse troppo legata melodicamente agli anni ’70 ed è
bocciata. Debutta un attrice napoletana molto brava, Lina Sastri, che tenta di
fare la cantante: la sua canzone è molto bella e recitata, “Femmene ‘e mare” ma
non è capita dalle giurie Sanremesi. Con grande coraggio arrivano un complesso
che spopolava negli anni ’70 a Napoli: La Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Portano una canzone molto bella, tipica napoletana, “Tanto pe’ dispietto” ma
evidentemente (come è capitato con la Sastri) il pubblico di Sanremo ritiene
passata la musica napoletana e li elimina. Orietta Berti ritorna, stupendo
ancora una volta con la sua ironia, assieme al comico Giorgio Faletti e con una
canzone surreale, “Rumba di tango” ma non sono neppure loro ammessi. Faletti
tornerà con canzoni più serie e risultati più apprezzabili mentre la grandiosa
Orietta porta moltissimi taillleur a Sanremo. Infine viene bocciato anche Pupo,
come si è detto sostituto di Jo Squillo, la sua canzone è bella poiché è una
preghiera molto spiritual, “La mia preghiera” ma evidentemente le giurie lo
vedono lo stesso come Pupo (così come coi Ricchi e Poveri). Pupo si arrabbierà
moltissimo di questo e il giorno dopo svelerà che, nel 1984 spesero (lui e la
sua casa discografica) 25 milioni a testa per arrivare quarti ma poi dopo poco
smentirà le sue parole.
Abbastanza meritevoli sono i cantanti finalisti. Si guarda con interesse ai
ritorni degli ex-vincitori, Massimo Ranieri e Fausto Leali: il primo porta Ti
penso”, che è bella ma non certo come “Perdere l’amore”; il secondo porta una
canzone pesante, su una famiglia disgraziata, “Perché”. Ritornano, divisi, anche
i protagonisti dell’anno precedente: Pierangelo Bertoli canta una feroce critica
contro il sistema dello stato Italiano, in “Italia d’oro” e i Tazenda cantano
una canzone tutta in sardo, fa un bell’effetto ma non certo vincente, “Pitzintos
in sagherra”. Bertoli avrà dei problemi, poiché una signora, Gladys Rossi,
sosterrà di aver cantato la canzone a Radio Regione Romagna ma l’accusa cadrà
nel vuoto. Curiosità la provocano i Matia Bazar, dopo l’abbandono di Antonella
Ruggero, scelgono una nuova cantante, brava ma non certo come Antonella, Laura
Valente (la compagna di Mango) e portano “Piccoli giganti”, che si diversifica
totalmente dal loro repertorio con la Ruggero, per un certo rock in più.
Ci sono poi canzoni uscite un po’ deludenti come: l’accoppiata Flavia
Fortunato e Franco Fasano, “Per niente al mondo”; Michele Zarrilo che porta un
pezzo di Venditti, “Strade di Roma”, che assomiglia difatti più all’influsso
Vendittiano che a Zarrillo e ai New Trolls, che danno una canzone generazionale
dal titolo “Quelli come noi”.
Ci sono però anche dei bei pezzi: Riccardo Fogli che ci regala una bella, “In
una notte così”; Mariella Nava, che canta una canzone di protesta contro i
politici italiani che chiedono i voti, “Mendicante” (la copertina del suo album
sarà una caricatura di Forattini con tutti i politici); Drupi, che finalmente
porta una canzone degna del suo nome,”Un uomo in più” e anche il bravo Peppino
Di Capri, accoppiato alla giovane ma grintosa Pietra Montecorvino, che regalano
un bel duetto,”Favola blues”. Grande merito quest’anno va alle “Nuove Proposte”.
La vittoria va ad un duo: Aleandro Baldi, che finalmente torna per vincere e la
brava, bella e giovane Francesca Alotta, con “Non amarmi”. Alcuni dicono che la
canzone avrebbe vinto se era tra i Big ma purtroppo i due cantanti non avranno
una sfolgorante carriera, seppur con indubbie doti vocali, anche se Baldi
vincerà un Sanremo.
Molti poi sono i bravi artisti: Irene Fargo, che è poi seconda, con una
canzone che evoca Puccini, “Come una Turandot” (purtroppo lei non avrà fortuna);
il duo di Andrea Mingardi (cantante dalla voce soul, bolognese) e il giovane
Alessandro Bono, con la canzone “Un amico vicino”, che sarà terza.
Ci riprovano Rita Forte (“Non è colpa di nessuno” e Aida Satta Flores
(“Scappo via”). Avrà una breve fortuna Lorenzo Zecchino, troppo simile però a
Vasco Rossi e Alessandro Canino. Canino è un giovane toscano che ripercorre le
orme di un altra meteora (Stefano Sani, nel 1982 e 1983), che canta canzoni per
le adolescenti ed è anche di aspetto piacente, avrà un grande successo con
“Brutta”, dove si innamora di una ragazza che è considerata brutta ma continuerà
poi sullo stesso tema “adolescenziale”, spegnendosi poi pian piano.
Infine è da notare un altro debuttante, canta “Un uomo allo specchio” e
piange ricordando che suo padre debuttò su quel palco tanti anni prima. Il
ragazzo è Massimo Modugno, figlio dell’intramontabile Mimmo, che era morto
quell’estate dopo una paralisi cerebrale che lo costringeva sulla sedia a
rotelle; Mimmo riuscì, nonostante tutto, a cantare ancora.
Infine sono eliminati, ingiustamente, un gruppo all’avanguardia,gli
Aereoplani Italiani, che cantano “Zitti,zitti”, un rap in cui si osserva un
silenzio di alcune decine di secondi; loro saranno i primi a portare il nuovo
fenomeno del Rap a Sanremo, che poi sarà più volte riportato. Notevole è
l’eliminazione di un bravo giovane e bravissimo autore, Gatto Panceri, con
“L’amore va oltre”, che parla dell’amore tra un ragazzo invalido su una sedia a
rotelle e una ragazza.