Sanremo Story
 

Festival di Sanremo 2008
Io la penso così

Di Cristiano Mancin

E alla fine, come avevo pronosticato già da tempo, hanno vinto loro.
Giò Di Tonno e Lola Ponce, unico duo in gara, hanno battuto, con la loro bravura e col coinvolgente brano scritto da Gianna Nannini, la concorrenza della più quotata Anna Tatangelo, che ha deciso di chiudere la serata esternando a tutto il pubblico, in maniera plateale, il proprio amore per Gigi D’Alessio. Fischiata, così come più volte è stata fischiata la giuria di qualità, dopo aver giudicato scarsamente le esibizioni di artisti come Mario Venuti e gli stessi vincitori.

Giuria di qualità che, ricordiamo, era composta da: Fabrizio Frizzi (presentatore), Giancarlo Magalli (presentatore), Gianni Boncompagni (autore), Tiziana Ferrario (giornalista), Giampiero Mughini (giornalista), Martina Colombari (attrice), Emilio Fede (giornalista), Gloria Guida (attrice), Mariolina Simone (presentatrice, l’anno scorso selezionatrice dei Giovani), Eleonora Abbagnato (danzatrice).
Se escludiamo un paio di nomi, come Mariolina Simone e Gianni Boncompagni che lavorano o hanno lavorato in ambito musicale, tutta questa qualità di fondo, musicalmente parlando, non la si vede. E ne hanno dato prova in diversi momenti. Ad esempio, Emilio Fede ha discusso con Frankie Hi-Nrg sulla sua canzone, sul testo che parla di rivoluzione (e sappiamo come il direttore del TG4 la pensa in proposito), ma gli ha dato 8 come voto. Un vero controsenso, segnale forse di timore di questi presunti esperti. L’unico coraggioso, oltre che competente, è Gianni Boncompagni che quando serve dà anche voti bassi, come il 4 rifilato proprio al rapper.

Sorprendente il quasi plebiscito rivolto nei confronti di Fabrizio Moro, che totalizza 94 voti su 100, per una canzone un po’ scarsina rispetto alle aspettative, soprattutto a livello interpretativo. Questo giudizio della giuria di qualità sicuramente ha pesato in maniera decisiva nell’esclusione dal podio di Toto Cutugno, sempre amato dal pubblico ma soltanto quarto nella classifica finale.

Il sorteggio dell’ordine di esibizione, fatto per evitare polemiche e sospetti di favoritismi, ha fatto modo che Paolo Meneguzzi, poco apprezzato dalla giuria di qualità, aprisse la serata per la seconda volta, riuscendo così a raccogliere abbastanza voti dal pubblico a casa fino a risalire al sesto posto, stesso risultato ottenuto anche lo scorso anno, mentre ha relegato ancora una volta a fine serata il povero Tricarico, irriso ancora una volta da Piero Chiambretti a cui il cantautore rivolge un sonoro “stro…” in Eurovisione. Geniale, anche se, a mio parere, vocalmente scarso, riceve il premio della critica “Mia Martini”. All’annuncio del premio, tiepida stretta di mano e sorriso tirato tra lui e Chiambretti.
Solo settimo Sergio Cammariere, il più votato dalla giuria di qualità e sicuramente tra i migliori esecutori, oltre che tra i miei preferiti.

Triste e desolante l’annuncio della classifica finale e dei vincitori.

Spetta a un notaio, dalla sede della Ipsos, leggere la classifica dei primi dieci, impostagli da Baudo mentre a lui era stato chiesto di leggere solo le prime tre posizioni.

E così senza nessuna grafica, senza la suspence a cui eravamo abituati in passato, senza nemmeno l’enfasi di un tempo, quando anche dopo aver letto tutta la classifica si esaltava comunque con entusiasmo il primo classificato, ci vengono comunicati i vincitori e come da qualche anno a questa parte solo ai primi classificati viene fatta riproporre la canzone vincitrice, anziché ai primi tre.

In conclusione, la professionalità indiscussa di Pippo Baudo e l’incontenibile simpatia di Piero Chiambretti non sono bastate a tenere alto questo Festival di Sanremo, in picchiata libera negli ascolti e che a tratti è sembrato troppo costruito per piacere a se stesso più che al pubblico.
Speriamo solo che non muoia così tristemente, come discografici e media lasciano presagire.


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